150 - Siamo nel 1787: da Cracovia il quasi quarantenne Jeremy Bentham, un noto filosofo e politico inglese, rende pubblica la sua innovativa scoperta in grado, in seguito, di stravolgere totalmente l'esistenza degli uomini.
Si verrà a sapere poi che, in realtà, l'idea originale venne pescata dal fratello Samuel, presso il quale Jeremy Bentham alloggiava, un ingegnere che all'epoca era alle prese con la progettazione di uno stabilimento industriale che doveva garantire la disciplina e il massimo del rendimento produttivo per un totale di duemila persone.
Niente più di uno schizzo su carta: ridotto ai suoi minimi termini, mi piace pensarlo così, si tratta soltanto di un punto nero, posto al centro di una circonferenza.
Ma questi semplici tratti sono sufficienti per incendiare la fantasia del nostro, che riesce a vederci molto di più: la soluzione, semplice ed economica, per ottimizzare, con un'efficacia eccezionale, l'organizzazione dello spazio delle prigioni (che proprio in quegli anni si stavano rapidamente diffondendo in Europa, così come in Nord America). Ma non solo.
La terribile portata dell'invenzione di Bentham è immensa: vale infatti, come dichiara egli stesso, in “tutti quei casi in cui un grande numero deve essere costantemente sotto il controllo di un piccolo numero”.
Se avessi ancora dei dubbi a proposito dell'incidenza del pensiero sul reale, questo è l'argomento giusto per metterli definitivamente alle corde.
*151 - Jeremy Bentham non è altro che un'incubatrice: custodisce all'interno della propria coscienza quella scheggia originaria e la arricchisce di significati, la struttura, gli da una forma, un fine, uno scopo.
Lo immagina sin nei minimi particolari: diventerà la sua ossessione per tantissimi anni; una visione che si trasforma in maledizione sia per il suo artefice, sia per tutti coloro che ne sperimenteranno, sul corpo e sulla psiche, tutti gli effetti terribili.
L'edificio è circolare. I locali dei prigionieri occupano una circonferenza. Li chiamiamo celle.
[…] Il locale dell'ispettore occupa il centro; possiamo chiamarlo la residenza dell'ispettore.
L'architettura proposta da Bentham garantisce una sufficiente illuminazione per ogni singola cella, in modo che l'ispettore possa avere la possibilità di esercitare il suo controllo in maniera diffusa e costante, senza soluzione di continuità.
La particolare conformazione della struttura, poi, mantiene in una condizione di penombra la postazione del sorvegliante; i detenuti, è questa l'innovazione più importante, non possono mai sapere se la residenza centrale è abitata o meno e se dunque lo sguardo della guardia sia rivolta in una direzione oppure nel suo opposto.
Le celle sono separate le une dalle altre e i loro prigionieri, grazie a questo espediente, non possono comunicare tra loro, da pareti divisorie a forma di raggi che partono dalla circonferenza verso il centro e che si estendono in lunghezza tanto quanto sarà ritenuto necessario per formare una cella che sia la più larga possibile.
[…] Ogni cella ha sulla circonferenza esterna una finestra, abbastanza larga non solo per illuminarla, ma anche per fornire luce, attraversandola, alla parte corrispondente della residenza. Nella circonferenza interna la cella è provvista di una grata di ferro, abbastanza leggera da non ostacolare alla vista dell'ispettore nessuna parte della cella.
[…] Si pensa che la luce, attraversando in questo modo la cella e l'area intermedia, illuminerà in maniera sufficiente la residenza dell'ispettore.
[…] Per ostacolare la piena luce, che permetterebbe ai prigionieri, dalle loro celle, di vedere se la residenza è abitata o no, questo locale è diviso in quattro parti da pareti divisorie perpendicolari. Piccole lampade, sostenute da un riflettore, fuori da ogni finestra della residenza, per illuminare le celle corrispondenti, forniranno alla notte la stessa sicurezza del giorno.
È quantomeno buffo, per usare un eufemismo, notare le analogie con il quadro offerto da Platone: anche nella sua caverna infatti, proprio come nel Panopticon, si punta l'attenzione sul fatto che la sorgente di luce sia posta alle spalle dei prigionieri, che di fronte non avranno nient'altro che un'ombra.
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152 - È lo stesso Bentham a rendersi conto delle potenzialità enormi del progetto che ha preso forma nella sua mente:
Tutta la sua essenza consiste nella posizione centrale dell'ispettore, unita a quei dispositivi conosciuti ed efficaci che permettono di vedere senza essere visti. Per quanto concerne la forma generale dell'edificio la più utile alla maggior parte degli scopi sembra essere quella circolare, anche se questo non sembra un punto del tutto fondamentale. Tuttavia, fra tutte le forme noterete che questa è l'unica che offra una prospettiva perfetta e la stessa vista di un numero indefinito di locali della stessa dimensione; che permetta a un individuo di sorvegliarli tutti senza dover cambiare luogo d'osservazione.
[…] Vi piacerà inoltre notare che se il punto più importante in questo progetto è che gli individui sotto sorveglianza si sentano costantemente sorvegliati o almeno come sul punto di esserlo, non è però l'unico. Se fosse così, lo stesso vantaggio si potrebbe ottenere in edifici di qualsiasi forma. Ciò che è anche importante è che per una porzione di tempo la più lunga possibile, ogni uomo sia realmente sotto sorveglianza.
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153 - Si assiste così ad un radicale cambio di prospettiva: sino al tardo Medioevo e nei primi secoli dell'età moderna i prigionieri, per lo più in attesa delle esecuzioni capitali, delle torture o del giudizio, venivano gettati nelle prigioni sotterranee, chiamate anche segrete.
L'oscurità, il buio assoluto rappresentava una componente fondamentale della punizione ma allo stesso tempo una barriera, una protezione contro gli sguardi indiscreti.
L'individuo veniva cancellato dall'esistente comune, spedito senza possibilità di ritorno nel dimenticatoio; di lui si perdeva ogni traccia, ogni memoria.
Invece nel dispositivo immaginato da Bentham avviene l'esatto contrario: per la prima volta nella storia dell'uomo esplode la possibilità, mai così concreta, di monitorare nei dettagli più intimi e personali la vita e il comportamento di una persona, sia nei suoi tratti più squisitamente biologici come da un punto di vista psicologico.
Si spalancano le porte del regno della trasparenza assoluta: il soggetto è continuamente esposto allo sguardo del controllore, con tutte le conseguenze che ne derivano.
Tra le più importanti, ci sarebbe proprio il mutamento profondo nella mentalità del detenuto:
Più possibilità si danno ad un dato individuo in un dato momento di essere realmente sotto sorveglianza, tanto più forte sarà la persuasione, tanto più intensa sarà la consapevolezza di essere in questa situazione.
L'effetto è tanto macabro quanto spettacolare: il prigioniero si comporta come se fosse sempre sotto controllo anche in quei frangenti in cui, di fatto, non lo è. Un processo di auto-disciplina in cui il sottoposto è il principale collaboratore del suo aguzzino.
Lo scopo dell'edificio sarà tanto più perfettamente raggiunto se gli individui che devono essere controllati saranno il più assiduamente possibile sotto gli occhi delle persone che devono controllarle. L'ideale, se questo è lo scopo da raggiungere, esigerebbe che ogni individuo fosse in ogni istante in questa condizione. Essendo questo impossibile, il meglio che si possa auspicare è che in ogni istante, avendo motivo di credersi sorvegliato e non avendo i mezzi di assicurarsi il contrario, creda di esserlo.
*154 - Benchè il testo scritto da Bentham abbia raccolto scarsi consensi in termini di pubblico e una sua realizzazione pratica, almeno per quanto auspicato dall'autore, non sia mai stata concretizzata nonostante i molteplici sforzi dello stesso, per via di una lunghissima serie di contrattempi e incidenti di varia natura, quelle idee presero comunque piede, in maniera anche piuttosto estesa, sia in Francia, che in Inghilterra e anche negli Stati Uniti.
Dal Panopticon, progetto tecnico-architettonico originario, si passa all'estensione diffusa del suo principio, il Panoptismo, basato per l'appunto sulla sorveglianza centralizzata.
Per ogni innovazione, serve del tempo per assimilare al meglio la portata dei cambiamenti che da essa derivano: come nota Michelele Perrot, è solo a partire dal 1820 che le intuizioni del filosofo inglese, seppur rivedute e corrette, “diventano il punto obbligato della maggior parte dei progetti”.
In Francia, in cui ci furono, almeno inizialmente, delle resistenze di alcuni riformatori che sottolineavano la natura disumana di un ambiente organizzato in questo modo piuttosto che i vantaggi, bisogna aspettare comunque soltanto cinque anni in più: nel 1825 l'Accademia di Lione valuta positivamente la proposta per l'istituzione di una prigione basata sul modello di cui si è discusso sino ad ora.
Dall'idea astratta si passa dunque alla sua esplicitazione concreta: la Petite-Roquette è il frutto velenoso, ormai maturo, del terribile delirio di Jeremy Bentham.
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155 - In tanti, ne sono certo, continueranno a sentirsi totalmente estranei alla faccenda: sarebbe però un errore banale, se non stupido, ridurre la questione alla sola popolazione carceraria. Non è la prima volta infatti che una scoperta straripa dal suo ambiente di partenza per diffondersi su altri piani del sociale.
È lo stesso Bentham che descrive, in netto anticipo e con grande lucidità, le prospettive future della sua invenzione:
Penso che si potrebbe applicare, senza nessuna eccezione, in tutti gli edifici dove un certo numero di persone devono essere tenute sotto controllo in uno spazio non troppo vasto da coprire o dominare con altri edifici. Poco importa se lo scopo dell'edificio è diverso o anche opposto: sia che si tratti di punire i criminali incalliti, sorvegliare i pazzi, riformare i viziosi, isolare i sospetti, impiegare gli oziosi, mantenere gli indigenti, guarire i malati, istruire quelli che vogliono entrare nei vari settori dell'industria, o fornire l'istruzione alle future generazioni: in una parola sia che si tratti delle prigioni a vita, nella camera della morte, o di prigioni di isolamento prima del processo, o penitenziari, o case di correzione, o case di lavoro, o fabbriche, o manicomi, o ospedali, o scuole.Da questo momento in poi si assiste ad un progressivo brulicare di registri, annotazioni, raccolte incrociate di dati e parametri che poi sfoceranno in statistiche, protocolli, stime, previsioni e valutazioni. Il pensiero di Bentham si svela in tutta la sua morbosità proprio quando si avvicina, ad esempio, all'istituzione scolastica. Questo è solo un assaggio delle prospettive su cui l'autore vagheggia.
Tutto potrebbe essere dato: libri, conversazioni, oggetti d'uso comune. La genealogia di ogni idea osservabile potrebbe essere tracciata attraverso i suoi vari stadi con la massima precisione, poiché le fonti sono note e numerate.
Il Panoptismo, in definitiva, è la sorgente, l'origine delle più moderne forme di controllo e di condizionamento. Si può spiegare facilmente, ed in maniera credo assai convincente, il proliferare di videocamere e sistemi di sorveglianza sempre più minuziosi e accurati: occhi elettronici in ogni strada, in ogni piazza, in ogni incrocio, in ogni corridoio, in ogni stanza. Lo sguardo del controllore che raggiunge l'apice, il massimo grado; l'onnipotenza spazio-temporale.
Ancora una volta i più ingenui troveranno un tiepido rifugio dietro la convinzione secondo cui questi dispositivi servono esclusivamente per garantire la sicurezza dei cittadini nei confronti dei fantomatici, ma sempre presenti, soprattutto nelle nostre fantasie, criminali male intenzionati.
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156 - Spesso la portata esatta di una scoperta sfugge, principalmente per una mera questione temporale, allo sguardo di colui che la svela.
Bentham non poteva di certo immaginare che 200 anni più tardi la pubblicazione del suo scritto la vita degli uomini non si sarebbe più svolta solamente nel piano del reale materiale ma avrebbe trovato nel cosiddetto mondo virtuale nuovi spazi in cui insediarsi.
Il diffondersi, sempre più esteso e capillare, della rete internet, un fenomeno che ormai coinvolge la quasi totalità del pianeta, permette agli individui di esercitare la propria volontà con modalità del tutto inedite rispetto al passato: nuovi modi di comunicare, nuovi modi per vendere e comprare qualsiasi tipo di merce, senza eccezione alcuna.
Ovviamente questo comporta, è chiaro, nuove strategie di controllo che derivano, almeno così sembra, dal solito classico prototipo originario. Per comprenderlo è sufficiente fare un piccolo saltello indietro, al principio del nostro discorso: torniamo dunque all'idea base, un semplice schizzo su carta, un punto nero con attorno una circonferenza. Ora sostituiamo il centro con un server, un computer abbastanza grande e potente da poter gestire il traffico di informazioni relative agli innumerevoli utenti che tramite di esso entrano in contatto con un dato servizio (un esempio valido potrebbe essere quello di Facebook).
Così come ogni moneta ha due facce, ogni introduzione tecnologica apre la strada a vantaggi e svantaggi. Così come ci è possibile condividere ad altissime velocità con amici e conoscenti sparpagliati nelle lande più remote i nostri pensieri e le foto che ci ritraggono nelle location più disparate, allo stesso tempo stiamo fornendo, con precisione cristallina, il nostro profilo personale (gusti, desideri, tendenze). Se pensassimo che il server centrale che raccoglie tutta l'enorme mole di informazioni non sia uno strumento in mano al controllore e dunque al potere ci comporteremmo esattamente come il più ingenuo dei prigionieri chiuso all'interno del Panopticon, che poiché non riesce a vedere la faccia del suo sorvegliante allora arriva quasi a credere che il sorvegliante non stia esercitando la sua funzione, anzi ci si convince del fatto che la torre di controllo sia incustodita.
È evidente: noi, moderni burattini, abbiamo perso la consapevolezza del nostro stato di detenuti.
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157 - Nel frattempo dunque che assaporiamo i nostri tranci di crostata al biossido di titanio aromatizzata al limone c'è qualcuno che fa i conti: quanti animali ci sono rinchiusi all'interno del Grande Allevamento Mondiale e quanto mangime occorre per mantenerli in vita, dove per vita ormai si intende la pura capacità di produrre consumo e risorse da consumare.
Il supermercato ci mette a disposizione la sua comodissima tesserina punti: in cambio dei nostri dati, raccolti ora in maniera certosina e automatizzata da operatori catatonici che si fracassano per ore il cranio e le orecchie a colpi di 'bip', ci offrono i loro prodotti a prezzo super-vantaggioso, ma solo in lassi di tempo ben determinati, e quando ci va di lusso anche qualche piatto o scodella su cui poggiare le loro prelibatezze (in gergo tecnico si chiama fidelizzazione).
Così sanno perfettamente quanti pacchetti di fonzies ci sono nelle vostre dispense, e sanno anche quale intrattenimento (multi)mediale scegliete per accompagnare l'allegro scrocchiare: quante ore su Netflix, quante ore allo stadio, quante ore sui social media.
La centralizzazione totale delle informazioni riguarda ovviamente, e mai come ora, anche l'ambito medico: sentirsi costantemente sotto controllo dallo specialista del caso, il cui numero è aumentato a dismisura, è considerata ormai una vera e propria fortuna.
E nel frattempo che noi aspettiamo, bravi e ordinati in fila, il nostro momento, c'è qualcuno che fa i conti: quante cardio-aspirine, quanti ettolitri di chemio-terapici, quante dosi di insulina, quanti farmaci per abbassare il colesterolo.
Non è una contraddizione se di fronte al vostro ambulatorio di fiducia c'è qualcuno che vende, in cambio dei vostri sudatissimi risparmi, quegli stessi elementi che da un momento all'altro vi faranno scoppiare in aria il cuore, lo stomaco, i polmoni, il pancreas ed il cervello.
Qualcuno sta suonando una sinfonia, il più grande inno all'assurdo che sia mai stato concepito.
E noi non siamo altro che le pelli tese dei tamburi.